L’UNITA’ E I PRESIDENTI: Enrico De Nicola

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L’UNITA’ E I PRESIDENTI: Enrico De Nicola

L’elezione dei Presidenti della Repubblica Italiana sull’organo del Partito Comunista Italiano

Sabato 29 giugno 1946 – Anno XXIII (Nuova Serie)      N. 151 – Una copia L. 5 – Arretrata L. 8

IL PRIMO CITTADINO DELLA REPUBBLICA ITALIANA

L’on. De Nicola è stato eletto a grande maggioranza: 396 voti su 504 votanti – Un applauso unanime dell’Assemblea ha salutato la proclamazione dei risultati dell’elezione – L’on. De Gasperi protesta a nome del Governo per l’annessione di Briga e Tenda alla Francia. Tutti i partiti si associano.

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L’editoriale:

SIMBOLO Dl UNITA’

Al primo scrutinio, Enrico De Nicola, l’illustre uomo politico napoletano, è stato ieri eletto dall’Assemblea Costituente, con schiacciante maggioranza, Capo provvisorio dello Stato: la Repubblica italiana ha così in lui il suo primo Presidente.

Enrico De Nicola è chiamato a rivestire quest’altissima responsabilità dalla fiducia e dal consenso unanimi dei tre maggiori partiti dell’Assemblea, che nell’Assemblea rappresentano le più larghe masse del popolo italiano, ma la sua designazione è salutata con simpatia da tutta indistintamente l’opinione pubblica e da tutte le correnti politiche del Paese.

Era augurabile e necessario che l’elezione del nuovo Capo dello Stato portasse quest’impronta fortemente unitaria, avesse questa base di consenso popolare così larga e concorde, in quanto dell’unità nazionale il nuovo Capo dello Stato dovrà essere il simbolo operoso e l’espressione cosciente.

Meridionale, napoletano, Enrico De Nicola riafferma, nella sua stessa persona, l’unità inscindibile della Patria. che non soltanto non esce indebolita dal recente mutamento istituzionale, ma anzi diventerà alla fine effettiva e concreta proprio attraverso il profondo rinnovamento economico, politico e sociale di cui questo mutamento era il presupposto, in quanto viene ad eliminare le cause stesse di frattura insite nel vecchio Stato monarchico-conservatore.

Uomo di profonda onestà politica e morale, Enrico De Nicola dà a tutti i partiti e a tutti gli italiani sicura garanzia di equilibrio, di imparzialità, di giudizio sereno ed equo: e porterà, nella difesa della Repubblica, quella dirittura di carattere e quella indiscussa lealtà che rappresentano le vere caratteristiche di tutta la sua vita pubblica.

Rappresentante della vecchia classe dirigente italiana, Enrico De Nicola se ne stacca tuttavia e per il suo costante atteggiamento di ostilità al fascismo, verso il quale non si sentì mai attirato, come altri, da nessuna improvvisa ebbrezza nazionalistica, che sarebbe stata del resto profondamente estranea alla sua mentalità e al suo costume, e per l’intelligente comprensione che in questi anni ha mostrato di avere, per le basi nuove, più larghe e più popolari, sulle quali, nel corso della lotta contro il fascismo, andava riedificandosi la democrazia in Italia.

Perciò intorno al nome di Enrico De Nicola s’è raggiunta la unità dei grandi partiti di popolo verso i quali è andata la fiducia del corpo elettorale: perciò, investito di questa stessa fiducia, Enrico De Nicola è chiamato a rientrare nella vita pubblica per assumervi il posto di massima responsabilità, quale primo cittadino della nuova Repubblica italiana.

MARIO LICATA

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La cronaca:

A MONTECITORIO

L’ Assemblea Costituente della Repubblica italiana ha ieri eletto con 396 voti su 501. Enrico De Nicola Capo Provvisorio dello Stato.

All’inizio della seduta, che è stata dichiarata aperta alle ore 16, il Presidente Saragat ha brevemente commemorato Filippo Amedeo, deputato socialista di Torino, deceduto dopo la sua elezione alla Costituente.

Si associano al Presidente nel commemorare lo scomparso, i rappresentanti dei Gruppi parlamentari socialista, comunista e democristiano: Giua, Roveda e QuarelIo. Il compagno Roveda, sindaco di Torino, porta alla memoria dello scomparso il saluto della città.

Viene quindi deciso, su proposta del deputato liberale Rubilli, di inviare un telegramma di condoglianze alla famiglia dell’ex deputato Amicucci deceduto poco prima delle elezioni.

Il Presidente comunica poi i nomi dei deputati dei diversi partiti subentranti e quelli eletti nel Collegio unico nazionale. I deputati subentranti del P.C.I. sono: Flecchia, Noranino, Platone, Cavallotti, Racagnan, Pellegrini, Corassori, Saccenti, Gervasi, Nessini, Nadia Gallico Spano, Reale, La Rocca, Sicignano, Assennato, D’Agata, Noritalbano, D’Amico, Laconi.

Su proposta della Giunta delle elezioni viene deciso di proclamare eletti, salvo convalida, tutti i subentranti. Questi ultimi, che attendevano nel «Transatlantico» entrano allora nell’aula e vanno ad occupare, in gran parte, gli ultimi banchi dell’estrema destra, dato che tutti i settori sono già occupati.

Chiede quindi di parlare l’on. Finocchiaro Aprile. E’ un brutto debutto quello del deputato separatista: egli sostiene il rinvio dell’elezione del capo provvisorio dello stato fino a quando non siano stati definiti i poteri che egli dovrà avere. Finocchiaro Aprile dimostra così di ignorare la legge istitutiva della Costituente, nella quale è stabilito che i poteri del Capo provvisorio dello Stato sono, fino a quando non sarà andata in vigore la nuova costituzione, quelli che esercitava il luogotenente.

Finocchiaro Aprile viene interrotto e beccato dalla Camera e il compagno Terracini ha facile giuoco a distruggerne, con un brillante intervento, le argomentazioni.

Viene poi posto ai voti l’o.d.g. Finocchiaro-ApriIe in cui si chiede il rinvio dell’elezione del capo dello Stato: in favore della proposta vota un solo deputato: Finocchiaro Aprile!

Alle 16 e 42 si dà così inizio alla votazione per l’elezione del Capo provvisorio dello Stato.

L’elezione di Enrico de’ Nicola era oramai certa, dato che i tre partiti di massa si erano accordati sul suo nome.

I repubblicani e gli azionisti votano per l’on. Cipriano Facchinetti, liberali e demolavoristi votano in parte Orlando e in parte mettono nell’urna scheda bianca. Si astengono dalla votazione i deputati del blocco monarchico. I qualunquisti danno Il voto ad una loro deputata Ottavia Buscemi in Penna manifestando con questa grottesca candidatura la difficoltà di Giannini e dei suoi amici a comprendere la differenza che passa fra una rappresentazione teatrale e un gesto impegnativo per tutto il Paese.

Alle 17 e 27 ha termine la votazione e il Presidente, fatto rapidamente lo sfoglio delle schede, proclama i risultati:

Votanti: 504. Maggioranza (i 3/5 dei deputati): 323 – Schede nulle: 6 – Schede bianche: 14.

Hanno riportato voti:

Enrico De Nicola: 396 (un grande applauso risuona nella sala).

Facchinetti (40), Penna (32), OrIando (12), Sforza (2) De Gasperi (1) Proia (1).

Il Presidente si leva quindi in piedi e dice:

«Proclamo eletto Capo provvisorio dello Stato l’on. Enrico De Nicola».

I deputati, in piedi, applaudono lungamente. Si grida da tutti i settori: «Viva la Repubblica!».

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L’intervista:

A Torre del Greco con l’on. De Nicola

Una grande manifestazione popolare al nuovo Capo dello Stato – De Nicola bacia il Tricolore repubblicano

SERVIZIO PARTICOLARE DE L’UNITA’

NAPOLI, 28 – Alcuni giornali cittadini usciti in edizione straordinaria annunciavano questa sera il rifiuto dell’On. De Nicola ad accettare la carica di Capo provvisorio dello Stato. Ci siamo recati subito a Torre del Greco dove abita al «Bon Retiro» dei Cappuccini l’illustre politico ed inaspettatamente ci siamo trovati dinanzi una marea di popolo che applaudiva il primo cittadino della Repubblica Italiana. De Nicola visibilmente commosso è uscito sul viale della sua villa, ha stretto affettuosamente diecine di mani, ha baciato il lembo di una grande bandiera repubblicana, si è intrattenuto a parlare in alla folla

Quando le migliaia di persone si sono ritirate al grido di «Viva l’Italia Repubblicana», abbiamo tentato di avvicinare il Presidente. Non era impresa facile, lo abbiamo capito subito, ma ci siamo riusciti.

«Naturalmente, abbiamo detto, è falsa la voce secondo la quale lei è irrimediabilmente deciso a rifiutare».

Ci ha guardato e: «Come si fa? Come si fa a rifiutare in questo momento? A mezzogiorno e mezzo, al Prefetto di Napoli che a nome di Saragat mi comunicava il raggiunto accordo dei tre partiti di massa sul mio nome, io ho espresso il mio rifiuto, ma una volta messo, di fronte al fatto compiuto della elezione io non posso che accettare».

– Può dirci la ragione del suo primo rifiuto?

– Semplice. Molte inesattezze sono state scritte e stampate; ma la ragione vera è questa: io pensavo che a capo dello Stato oggi fosse preferibile un nome di risonanza mondiale, perché oggi l’Italia ha bisogno sopratutto di fare una politica estera; quest’uomo poteva essere Croce, secondo me. Il mio nome, invece, è un nome da politica interna.

Gli abbiamo fatto osservare che oggi, come sempre, la politica estera è in funzione di quella interna e che l’accordo dei tre partiti di massa sul suo nome è un fatto di politica interna che non può non avere riflessi anche internazionali. Gli abbiamo poi chiesto come ha conosciuto la notizia della sua avvenuta elezione.

– « Così. Verso le 8 di questa sera stavo scrivendo una lettera quando un amico di Torre mi ha telefonato congratulandosi. Ho risposto distrattamente: «Grazie». Poi ho domandato: « Ma di che?»

«Come, non sapete che siete stato eletto Presidente della Repubblica? – «Io no, non lo sapevo» – dice De Nicola con il suo accento spiccatamente napoletano.

– Come pensa gli abbiamo chiesto sbadatamente – come pensa lei che lo Stato potrà risolvere il problema del Mezzogiorno? De Nicola ha capito, e sorridendo:

– Insomma ci ha detto – volete proprio farmi un’intervista? – No, per carità, lasciamo stare. – Noi stiamo facendo una conversazione amichevole. – Dico solo che il problema del Mezzogiorno non si risolve con le discussioni e con le leggi: discussioni se ne sono fatte troppe e troppe leggi sono state codificate: II problema del Mezzogiorno d’Italia, e di tutto il Paese, del resto, si risolve con i fatti

– E secondo lei…

– Ah no, mo ve pigliate’o ditu e tutt’a mano!.

Abbiamo parlato di molte altre cose, anche retrospettive, ma ci siamo impegnati a non pubblicarle, almeno per il momento: Ci ha accompagnati con un passo agile, incredibile in un uomo che ha 69 anni, fino al castello. Lungo il viale gli abbiamo chiesto se partiva all’indomani per la Capitale.

– No, ci ha risposto mani scendo a Napoli col treno.

– Col treno? Sì, con la Vesuviana. è il mio mezzo di trasporto quotidiano. Terza classe e qualche volta capito in bagagliaio. La domenica, invece, prima classe. Domani voglio prendermi «’sto sfizio».

– Col treno delle 8,30?

– No, questo non ve lo dico ed ha riso «Vedete? – dice indicandoci delle pattuglie di Carabinieri – sono sorvegliato speciale. Bella carriera aggio fatta! E voi che fate qui? – domanda a dei colleghi -,

«Siamo… giornalisti del… servizio… di sorveglianza… appunto».

«Oh no! non alludevo a voi, dicevo che sono sorvegliato speciale nel senso giuridico della parola…»

«Allora per Roma quando parte?»

«Domenica».

Ci stringe la mano, si tira il cancello dietro di sé, e si allontana a passi lenti dietro il viale solitario.

MICHELE PELLICANI